“Il gusto ai tempi della rabbia”. Ovvero, i sogni e la paura.

E scusate se scomodo addirittura Garcia Marquez con l’assonanza nel mio titolo, ma è quello che mi è venuto in mente mentre pensavo a preparare qualcosa per questo blog. Perché è un fatto che “con quello che succede” non è facile scrivere di cose belle, di piaceri della vita, di convivialità e “divertimento”, nell’accezione più generale del termine.

Questo però è un blog di queste cose, e questo deve restare: anche se ho fatto di “cookery and more”, ovvero “cucina e altro”, il sottotitolo del mio logo, non voglio pretendere di sconfinare su territori che (qui, almeno) non mi competono, come l’analisi sociologica o storica o politica o…

Voglio qui solo citare una frase che ho incontrato, leggendo qui e là, in questi giorni, e che non era nemmeno riferita ai temi che ora dominano i giornali e, purtroppo, la nostra vita. Però, secondo me un po’ c’entra, e forse nemmeno tanto poco.

Diceva più o meno “i sogni sono la prima forma di pianificazione”: e non vi sembri un motto “da biglietto nel cioccolatino”, perché pensandoci un attimo racchiude una verità. Ci dice di credere nella nostra volontà, nelle nostre speranze, nella voglia di vivere e no cancellare questi “sogni”: perché è ancora su questi che dobbiamo di tirar fuori quello di buono che c’è in noi e nel mondo (in ogni momento, anche a tavola…); perché se tutto questo finisce nel mucchio dei “sogni”, cioè delle cose “serie-ma-mica-tanto”, può arrivare qualcuno a “svegliarci”, a dirci che non può essere, che tanto vincono i proiettili e le bombe, ma non quelle con la crema e lo zucchero.

Certo, non possiamo, e non dobbiamo, far finta di niente, e far suonare l’orchestra sulla bandiera-francesenave che affonda, ma queste “sveglie” così violente non devono davvero pianificarci il futuro, se vogliamo che un futuro ci sia .

Un commento

  1. Well said, Andrea! Every day, we have to balance the negative news with our positive dreams and the joy of learning new things.

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